ISTRUZIONE SPILLA

30 marzo 2024

VIDEO DELL'INCONTRO DEL 23 FEBBRAIO CON LA COMUNITA' PALESTINESE

Lo scorso 23 febbraio abbiamo incontrato una delegazione della Comunità  Palestinese di Venezia presso il Patronato della parrocchia della RESURREZIONE a Marghera. 


È stato un incontro significativo ed intenso, anche per la numerosa e calorosa partecipazione della delegazione che ha incontrato i promotori del digiuno per la pace. 



L'incontro era anche on line ed stato registrato. 

L'attività intensa del mese successivo per i numerosi impegni, ci ha impedito di renderlo fruibile. 

Ora anche se un po' in ritardo, visto insignificanti e l'importanza dell'incontro, abbiamo deciso di pubblicarlo.

Cliccate su l'immagine per la visione.


Auguriamo a tutti una serena Pasqua di pace. 

PS)
PRESIDIO A MARGHERA
In questi 2 giorni, sabato e domenica, pur continuando il digiuno, Carlo e Bernardino resteranno a casa in famiglia. Saranno presenti da Lunedì.

Link dell'incontro.

https://youtu.be/L-kCHfd1KKg

29 marzo 2024

Incontro rete digiunatori per la pace



presenti: Rita Cucchi – Pisa, Agostino Rota – Pisa, Paola Calzoni – Foggia, Pietro Moretti – Alessandria, Carlo Giacomini – Venezia, Enza Paola Cela – Foggia, Gianni D’Elia – Torino, Antonio Dembech – Foggia, Sergio Serra – Spinea, Margherita Grigolato – Venezia, Chiara Salandin – Padova, Laura Rebesco – Venezia, Annamaria Pistoia – Foggia, Miriam – Foggia, Andrea Trentini – Rovereto, Valeria – Perugia, Franco Balzi – Santorso, Franca Marcomin – Venezia, Massimo Corezzola – Venezia, Paolo Lugnan – Noale, Tina – Torino, Sandra Andreolli - Mira 

Come movimenti erano presenti: Capitanati dell’Arca (Foggia, Perugia, Torino), inMARCIAperlaPACE (Venezia e Veneto), Movimento dei Focolari (Pisa), Centro Sereno Regis (Torino), Centro Pace (Rovereto), Associazione per la Pace e la Nonviolenza (Alessandria).

Prima dell’incontro ero stato chiamato da Mario Negrola, che mi ha raccontato l’esperienza del gruppo di Bergamo (Pacem in Terris) che ha visto la partecipazione di 15-20 persone. Hanno digiunato tutti i Venerdì di Quaresima. Le quote dei pasti non consumati sono state destinate al Movimento Nonviolento a supporto degli obiettori.  

La prima parte del nostro incontro l’abbiamo passata a conoscerci e a scambiarci informazioni. Le pratiche di digiuno sono diverse, prevalentemente a giornate, per lo più a casa ma alcuni hanno organizzato o organizzeranno anche incontri nella pubblica piazza. 
Solo come gruppo di Venezia abbiamo dei digiunatori lunghi (2 persone da 40 giorni ed 1 persona da 25).
Il gruppo di Foggia ha presentato l’iniziativa presso le scuole, questo ha prodotto il risultato, da parte dei ragazzi, di assumere la pratica del digiuno non dal cibo (essendo minorenni non sarebbe praticabile) ma dagli smartphone. Hanno deciso quindi di in un giorno di attivare una specie di occupazione del Liceo, in quel giorno lasceranno a casa gli smartphone e si confronteranno ed approfondiranno le situazioni conflitto. 
Tutti i gruppi raccolgono le quote di quanto non consumato e, a seconda dei progetti, hanno avuto destinazioni diverse (chiedo scusa se non riesco ad essere preciso su questo punto ma dagli appunti non riesco a ricostruire chiaramente, nel caso vi chiedo di integrare). 
I numeri dei digiunatori sono: 
25-30 Bergamo 
30 Pisa 
20 Foggia 
5 Alessandria 
100 Rovereto 
120 Digiuno per la Pace Venezia (20 da tutta Italia, 20 dal resto del Veneto, 80 da Venezia) Torino comincia questo venerdì e quindi ci sapranno dire. 

Nella discussione sono emerse varie proposte come finalizzare tutte le quote raccolte a sostegno degli obiettori quindi collegarsi alla campagna di “obiezione alla guerra” portata avanti dal movimento nonviolento, sollecitare i deputati ed i senatori a prendere posizione, promuovere mozioni presso gli enti locali, far emergere “io Digiuno per la Pace”.  
Ci siamo infine confrontati sulle possibili azioni comuni. Si è convenuto che rispetto ad una finalizzazione politica comune, con azioni condivise, oggi sia prematuro. Era importante conoscerci e scambiare le buone pratiche. 
Si è deciso che il coordinamento veneziano faccia anche da coordinatore a livello nazionale delle varie iniziative per cui il coordinamento veneziano mette a disposizione il proprio blog (https://digiunoperlapace.blogspot.com) creando una apposita sezione dove inserire le informazioni su tutti i gruppi. 
Si invitano quindi i vari gruppi di fornire una breve scheda di presentazione o un link al proprio sito (se c’è) in modo da dare valore ad una visione comune delle azioni. 
Si chiude l’incontro dandoci appuntamento per il 9 aprile sempre alle ore 20,30 In prossimità dell’incontro verrà inviato il link di collegamento.  
Mi pare di aver riportato i passaggi essenziali, se ho scritto qualcosa di impreciso o ho fatto delle dimenticanze vi chiedo di integrarlo. 
 
Saluti di Pace e Buona Pasqua a tutti 
 
Bernardino Mason 3286338340

25 marzo 2024

" neve'shalom il sogno e la sfida della convivenza che funziona da 40 anni"

 Mercoledì 27 marzo 2024


" neve'shalom  il sogno e la sfida della convivenza che funziona da 40 anni" 

Incontro con Laura Valentini di neve shalom Italia


Ore 18  Via Palladio 1 Marghera (parrocchia della Resurrezione)


Un incontro per conoscere una realtà che cerca di costruire convivenza. Ne conosceremo la storia, le grandi opportunità che sono nate da questo esempio di convivenza. 

Conosceremo i loro progetti, cercheremo di capire come vive una realtà del dialogo in un contesto così alto di conflittualità. Cercheremo di capire come, in un contesto come Israele oggi sia possibile parlare di Pace con i palestinesi.

Ricordiamo che ai progetti per Gaza di questa associazione abbiamo deciso di destinare la quota  che accantoniamo per i pasti non consumati.


UN MESE DAL GESTO ESTREMO DI AARON

25 febbraio 2024 - 25 marzo 2024

È passato un mese dal gesto estremo di Aaron Bushnell il giovane soldato statunitense che si è dato fuoco davanti all'ambasciata israeliana al grido di Free Palestine. 



E' seguito un silenzio imbarazzante della stampa americana e mondiale sul gesto che va oltre alla paura di emulazione ma che ha anche altri significati molto meno nobili.

Il suo gesto per come è stato eseguito e per la lucidità delle sue ultime grida di dolore, non si prestava a nessun fraintendimento e quindi andava subito censurato.

All'indomani del fatto, in questo BLOG,  abbiamo pubblicato due post, anche se come pacifisti non violenti non condividiamo questo gesto che include una violenza, anche s e rivolta contro se stesso.

La nostra pratica di protesta e di opposizione alla guerra e alla violenza è finalizzata e è improntata su una visione diversa dei modi e dei gesti per raggiungere degli obiettivi, basati sempre e solo sul principio di rispetto della vita degli altri ma anche soprattutto della propria. 

Oggi ad un mese dalla sua scomparsa vogliamo ricordarlo perché il messaggio che ha inutilmente gridato, voleva scuotere le coscienze opponendosi al massacro in Palestina.

Invece, come stiamo vericando anche per la pratica del digiuno per la pace, si innesca un meccanismo di rimozione e tutto viene coperto ignobilmente dal silenzio.


Alleghiamo i due link che rimandano ai post di febbraio del nostro blog e altri link suggeriti ieri nell'incontro di ieri pomeriggio via web "una tisana di pace" con Carlo, Bernardino e Giovanni.

Per chi volesse approfondire:

https://digiunoperlapace.blogspot.com/2024/02/aron-bushnell-un-giovane-soldato.html?m=1

https://digiunoperlapace.blogspot.com/2024/03/ulteriori-informazioni-su-aroon-bushnell.html

https://ytali.com/2024/02/26/il-sacrificio-di-aaron-come-ai-tempi-del-vietnam/

https://theintercept.com/2024/03/21/anti-war-veterans-aaron-bushnell-gaza/



24 marzo 2024

FACCIAMOCI VEDERE!!!

Non vogliono sentirci? 

Facciamoci vedere! 

Con la spilla  di 'io digiuno per la pace', coi nostri volti, possiamo testimoniare la nostra pratica nonviolenta.

E' un'idea che è stata lanciata i giorni scorsi. 

FACCIAMOCI VEDERE!

Senza obblighi, ma con spirito di libera volontarietà, puoi contribuire a far vedere che stai digiunando, puoi così ampliare il tuo gesto con la testimonianza della tua immagine e aiutarci a riempire il tabellone con il tuo 'selfie', (rigorosamente con spilla).


Stai digiunando?

Hai digiunato i giorni scorsi, anche solo un giorno?

mandaci la foto!.

Come fare?

chi non ha ancora autoprodotto la spilla, lo faccia subito.

Cliccando su questo LINK troverà le istruzioni.


la spilla di 'IO DIGIUNO PER LA PACE'

FACCIAMOCI VEDERE!

Una volta realizzata la spilla basta auto-fotografarsi o farsi fotografare, (se possibile con la spilla in evidenza), poi inviare lo scatto via mail all'indirizzo: digiunoperlapacevenezia@gmail.com o via whats appcon il vostro nome. 

et voilà!

Il tabellone virtuale si completera' con le vostre foto che saranno collocate nelle caselle libere, così, giorno dopo giorno, ogni colore della pace sarà riempito dei vostri volti e delle vostre spille. 




23 marzo 2024

VOLERE LA PACE DIALOGO TRA DUE PADRI - Ateneo Veneto - lunedì 25 marzo ore 17,00

  Appuntamento lunedì 25 marzo

 AULA MAGNA, Ateneo Veneto

ore 17,00

       VOLERE LA PACE- DIALOGO TRA DUE PADRI

nel ricordo di Tiziano Terzani a vent'anni dalla scomparsa -

interviene GAD LERNER



21 marzo 2024

REPORT DELLA CONFERENZA STAMPA


La giornata di martedì 19 è stata molto positiva per il gruppo del Digiuno per la Pace.
Affiancati da una cinquantina di persone presenti e di molti giornalisti e Tv e del gruppo per IL CESSATE IL FUOCO di Mestre, alla conferenza stampa, Bernardino Mason e Carlo Giacomini hanno raccontato quello che si è costruito intorno alla loro azione non violenta, a 35 giorni dal 14 febbraio, quando hanno cominciato a digiunare per il Cessate il fuoco, tutti i fuochi e per fermare il Massacro a Gaza e in Cisgiordania. 


Dopo il 17 febbraio, quando hanno reso pubblica la loro azione, con l'aiuto di altre persone hanno costruito lentamente un'adesione partecipata al 'digiuno a staffetta' di almeno un centinaio di persone che digiunano una settimana, 3 giorni o anche solo 1, a sostegno della loro iniziativa di pace.





Alcuni gruppi organizzati autonomamente, stanno digiunando a staffetta a Rovereto, Bergamo, e i gruppi denominati "Capitanati dell'Arca" stanno digiunando a San Severo (Foggia), Torino e Perugia.
L'obiettivo del digiuno è di ottenere dal Parlamento quattro punti irrinunciabili e urgenti:
  1. Perché cessi il fuoco, ogni fuoco di guerra a Gaza e in Cisgiordania, in Libano e in Israele, perché si fermi la carneficina tutt'oggi in corso;
  2. Per la liberazione di tutti gli ostaggi israeliani e di tutti i prigionieri palestinesi civili detenuti senza processo;
  3. Per l'immediato soccorso alle popolazioni palestinesi con forniture straordinarie di ciò che è necessario (acqua, cibo, elettricità, presidi sanitari e strumenti di comunicazione), con il ripristino dei finanziamenti all'UNRWA;
Per l'attivazione di una protezione internazionale delle popolazioni palestinesi con la presenza di una forza internazionale, possibilmente con l'avvallo dell'ONU.

La conferenza stampa è stata quindi l'occasione, oltre che di incontro pubblico con la città e i mass media, per lanciare l'iniziativa di presentazione a tutti i Consigli Comunali, Provinciali e Regionali di una proposta di Mozione che sarà inviata in questi giorni a tutti i Presidenti dei Consigli locali e regionali.

il link in pdf della mozione

il testo della  MOZIONE PER LA PACE A GAZA 

Il Consiglio Comunale/....Provinciale/.....Regionale:

Premesso che 

- molte zone del pianeta sono pervase da gravi tensioni tra stati e popolazioni che si traducono in nuovi e terribili conflitti armati, 

- che tali situazioni producono drammatiche crisi umanitarie caratterizzate da violenze alimentate da una accelerata e inaccettabile corsa al riarmo 

- che tali conflitti continuano quotidianamente a determinare migliaia di vittime che si aggiungono ad un lungo e tragico elenco di morte e dolore 

- che, in particolare, dal 7 ottobre, ad opera di milizie terroristiche di Hamas e altre fazioni, si è innescata una catena di stragi che ormai da cinque mesi prosegue a Gaza ad opera dell’esercito israeliano e che ha portato alla morte di più di 30 mila persone, in gran parte civili, donne e bambini, ad oltre 60 mila feriti e a milioni di sfollati, schiacciati da una situazione di isolamento e oppressione, che li costringe ormai alla fame e situazione sanitaria catastrofica.

Considerato che 

- a fronte di questa situazione ogni essere umano si sente interpellato a solidarizzare con le vittime e a riconoscere la necessità che venga posta fine a queste violenze intollerabili 

- che la sempre più diffusa mobilitazione di cittadini e della società civile evidenzia una forte spinta a muoversi in questa direzione 

- è precisa responsabilità delle diverse istituzioni pubbliche 

– a partire dai livelli locali per arrivare sino a chi a livello mondiale cura le sorti dell’intera umanità

– promuovere pronunciamenti e iniziative determinate a garantire la pace e il dialogo 

Richiamando  

- l’appello reiterato da gran parte della comunità internazionale per l’immediato “cessate il fuoco umanitario” e per una non più procrastinabile azione diplomatica in grado di far tacere le armi e creare le condizioni per un immediato soccorso delle popolazioni 

- le diverse azioni di sensibilizzazione e pressione politica, a partire da pronunciamenti autorevoli di personalità pubbliche e religiose, dalle silenziose ma preziose azioni singole come i digiuni individuali, per arrivare alle mobilitazioni che hanno portato milioni di cittadini nelle piazze italiane a manifestare con grande forza il proprio desiderio di Pace

visto che 

- il governo italiano può esercitare una propria azione politica e diplomatica e contribuire a più ampie azioni dello stesso tipo da parte dell’Unione Europea, dando applicazione all’art. 11 della Costituzione, secondo cui “L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”;

si chiede al Parlamento e al governo italiano di:

- dare corpo attivo e immediato ai già importanti e positivi propri pronunciamenti per il cessate il fuoco; ribadire la necessità e promuovere tutte le azioni utili per ottenere subito il rilascio degli ostaggi e dei prigionieri detenuti senza processo; 

promuovere e partecipare a una massiccia ripresa dei soccorsi alimentari e sanitari innanzitutto per il tramite delle organizzazioni internazionali deputate; 

promuovere e proporsi per la protezione delle popolazioni con la presenza di una forza internazionale. Condizioni tutte preliminari e fondamentali per consentire l’avvio di un successivo processo di pacificazione di tutta l’area, coordinato dalle Nazioni Unite.



 pubblichiamo un filmato girato da Paolo Lugnan che ringraziamo


ed inoltre i servizi dei media digitali locali.



Servizio di Antenna TRE     cliccare sul link

Articolo del Metropolitano.it

Articolo di Venezia Today

Articolo di Giovanni Leone su Ytali.com

Il gazzettino 20/3


Il Corriere del veneto 20/03/2024

La Nuova di Venezia M. 20/03/2024








19 marzo 2024

PROPOSTA DI MOZIONE per la pace a Gaza

Pubblichiamo la Proposta di Mozione annunciata nella Conferenza Stampa di questa mattina 19 marzo a Mestre da Bernardino Mason e Carlo Giacomini che stanno digiunando dal 14 febbraio.

Potete scaricarla dal link a fine pagina, oppure fare copia incolla.

Proposta di mozione-Ordine del giorno da presentare ai Consigli Comunali, Provinciali, regionali.

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MOZIONE PER LA PACE A GAZA 

Il Consiglio Comunale/....Provinciale/.....Regionale:

Premesso che 

- molte zone del pianeta sono pervase da gravi tensioni tra stati e popolazioni che si traducono in nuovi e terribili conflitti armati, 

- che tali situazioni producono drammatiche crisi umanitarie caratterizzate da violenze alimentate da una accelerata e inaccettabile corsa al riarmo 

- che tali conflitti continuano quotidianamente a determinare migliaia di vittime che si aggiungono ad un lungo e tragico elenco di morte e dolore 

- che, in particolare, dal 7 ottobre, ad opera di milizie terroristiche di Hamas e altre fazioni, si è innescata una catena di stragi che ormai da cinque mesi prosegue a Gaza ad opera dell’esercito israeliano e che ha portato alla morte di più di 30 mila persone, in gran parte civili, donne e bambini, ad oltre 60 mila feriti e a milioni di sfollati, schiacciati da una situazione di isolamento e oppressione, che li costringe ormai alla fame e situazione sanitaria catastrofica.

Considerato che 

- a fronte di questa situazione ogni essere umano si sente interpellato a solidarizzare con le vittime e a riconoscere la necessità che venga posta fine a queste violenze intollerabili 

- che la sempre più diffusa mobilitazione di cittadini e della società civile evidenzia una forte spinta a muoversi in questa direzione 

- è precisa responsabilità delle diverse istituzioni pubbliche 

– a partire dai livelli locali per arrivare sino a chi a livello mondiale cura le sorti dell’intera umanità

– promuovere pronunciamenti e iniziative determinate a garantire la pace e il dialogo 

Richiamando  

- l’appello reiterato da gran parte della comunità internazionale per l’immediato “cessate il fuoco umanitario” e per una non più procrastinabile azione diplomatica in grado di far tacere le armi e creare le condizioni per un immediato soccorso delle popolazioni 

- le diverse azioni di sensibilizzazione e pressione politica, a partire da pronunciamenti autorevoli di personalità pubbliche e religiose, dalle silenziose ma preziose azioni singole come i digiuni individuali, per arrivare alle mobilitazioni che hanno portato milioni di cittadini nelle piazze italiane a manifestare con grande forza il proprio desiderio di Pace

visto che 

- il governo italiano può esercitare una propria azione politica e diplomatica e contribuire a più ampie azioni dello stesso tipo da parte dell’Unione Europea, dando applicazione all’art. 11 della Costituzione, secondo cui “L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”;

si chiede al Parlamento e al governo italiano di:

- dare corpo attivo e immediato ai già importanti e positivi propri pronunciamenti per il cessate il fuoco; ribadire la necessità e promuovere tutte le azioni utili per ottenere subito il rilascio degli ostaggi e dei prigionieri detenuti senza processo; 

promuovere e partecipare a una massiccia ripresa dei soccorsi alimentari e sanitari innanzitutto per il tramite delle organizzazioni internazionali deputate; 

promuovere e proporsi per la protezione delle popolazioni con la presenza di una forza internazionale. Condizioni tutte preliminari e fondamentali per consentire l’avvio di un successivo processo di pacificazione di tutta l’area, coordinato dalle Nazioni Unite.








18 marzo 2024

LA STORIA RICORDERA' ...... di Susan Abulhawa

(fonte InvictaPalestina)

La storia ricorderà che Israele ha commesso un olocausto

6 MARZO 2024                                                  di Susan Abulhawa *  

Susan Abulhawa


   





In questo momento a Gaza e in Palestina sono le 20:00: è la fine del mio quarto giorno a Rafah e il primo momento in cui ho    potuto sedermi in un posto tranquillo per riflettere.  

Ho provato a prendere appunti, foto, immagini mentali, ma questo è un momento troppo grande per un taccuino o per la mia memoria in difficoltà. Niente mi aveva preparato a ciò a cui  avrei assistito.    

Prima di attraversare il confine tra Rafah e l’Egitto ho letto tutte le  notizie provenienti da Gaza o su Gaza. Non ho distolto lo sguardo da nessun video o immagine inviata dal territorio, per quanto fosse raccapricciante, scioccante o traumatizzante.  

Sono rimasta in contatto con amici che hanno riferito della loro situazione nel nord, nel centro e nel sud di Gaza – ciascuna area soffre in modi diversi. Sono rimasta aggiornata sulle ultime statistiche, sulle ultime mosse politiche, militari ed economiche di Israele, degli Stati Uniti e del resto del mondo.  

Pensavo di aver capito la situazione sul campo. Ma non è così.

Niente può veramente prepararti a questa distopia. Ciò che raggiunge il resto del mondo è una frazione di ciò che ho visto finora, che è solo una frazione della totalità di questo orrore.  

Gaza è un inferno. È un inferno brulicante di innocenti che boccheggiano in cerca di aria.

Ma qui anche l’aria è bruciata. Ogni respiro irrita la gola e i polmoni e vi si attacca.

Ciò che una volta era vibrante, colorato, pieno di bellezza, possibilità e speranza contro ogni aspettativa, è avvolto da un grigiore di sofferenza e sporcizia. 

Quasi nessun albero  

Giornalisti e politici la chiamano guerra. Gli informati e gli onesti lo chiamano genocidio.

Quello che io vedo è un olocausto, l’incomprensibile culmine di 75 anni di impunità israeliana per i ripetuti crimini di guerra.  

Rafah è la parte più meridionale di Gaza, dove Israele ha stipato 1,4 milioni di persone in uno spazio grande quanto l’aeroporto di Heathrow a Londra.

Scarseggiano acqua, cibo, elettricità, carburante e provviste. I bambini sono privati della scuola: le loro aule sono state trasformate in rifugi di fortuna per decine di migliaia di famiglie.

Quasi ogni centimetro dello spazio precedentemente vuoto è ora occupato da una fragile tenda che ospita una famiglia.  

Non è rimasto quasi nessun albero poiché le persone sono state costrette ad abbatterli per produrre legna da ardere.

Non ho notato l’assenza di verde finché non mi sono imbattuta in una bouganville rossa. I suoi fiori erano polverosi e soli in un mondo deflorato, ma ancora vivi.

La discrepanza mi ha colpito e ho fermato l’auto per fotografarla.  

Ora cerco il verde e fiori ovunque vada, finora nelle zone meridionali e centrali (anche se nel centro è diventato sempre più difficile entrare). Ma ci sono solo piccole macchie d’erba qua e là e qualche albero occasionale che aspetta di essere bruciato per cuocere il pane per una famiglia che sopravvive con le razioni ONU di fagioli in scatola, carne in scatola e formaggio in scatola.  

Un popolo orgoglioso con ricche tradizioni e consuetudini culinarie a base di alimenti freschi è stato ridotto e abituato a una manciata di impasti e poltiglie rimaste sugli scaffali per così tanto tempo che può essere avvertito solo il sapore metallico e rancido delle lattine. Al nord è peggio. 

Il mio amico Ahmad (non è il suo vero nome) è una delle poche persone che hanno Internet. Il segnale è sporadico e debole, ma possiamo ancora scambiarci messaggi.  

Mi ha inviato una sua foto in cui sembrava l’ombra del giovane che conoscevo. Ha perso più di 25 kg.  Inizialmente le persone si sono ridotte a nutrirsi di mangime per cavalli e asini, ma è finito. Ora stanno mangiando gli asini e i cavalli.

Alcuni mangiano cani e gatti randagi che a loro volta stanno morendo di fame e talvolta si nutrono dei resti umani che ricoprono le strade, dove i cecchini israeliani hanno preso di mira le persone che hanno osato avventurarsi nel campo visivo dei loro mirini. I vecchi e i più deboli sono già morti di fame e di sete.  

La farina è scarsa e più preziosa dell’oro 

Ho sentito la storia di un uomo nel nord che di recente è riuscito a mettere le mani su un sacco di farina (che normalmente costava 7 euro) e gli sono stati offerti gioielli, dispositivi elettronici e contanti per un valore di 2.300 euro. Ha rifiutato.

Sentirsi impotente 

A Rafah le persone si sentono privilegiate nel ricevere farina e riso. Te lo diranno e ti sentirai umiliato perché si offrono di condividere quel poco che hanno. E ti vergognerai perché sai che puoi lasciare Gaza e mangiare quello che vuoi. Ti sentirai piccolo qui perché non sei in grado di fare davvero nulla per placare il bisogno e la perdita catastrofici e perché capirai che loro sono migliori di te, poiché in qualche modo sono rimasti generosi e ospitali in un mondo che è stato tanto e per così tanto tempo ingeneroso e inospitale nei loro confronti.

Ho portato tutto quello che potevo, pagando il bagaglio extra e il peso di sei bagagli e aggiungendone altri 12 in Egitto. Per me ho portato quello che stava nello zaino.  

Ho avuto la lungimiranza di portare cinque grandi sacchi di caffè, che si è rivelato essere il regalo più apprezzato dai miei amici qui. Preparare e servire il caffè ai colleghi di lavoro del luogo in cui mi trovo è la cosa che preferisco fare, per la gioia assoluta che ogni sorso sembra portare.  Ma anche quello presto finirà.  

Difficile respirare

Ho assunto un autista per trasferire sette pesanti valigie di rifornimenti a Nuseirat [campo profughi al centro della Striscia, ndt.], e lui le ha trasportate giù per alcune rampe di scale. Mi ha detto che portare quelle borse lo faceva sentire di nuovo umano perché era la prima volta in quattro mesi che andava su e giù per le scale.

Gli ha ricordato di quando viveva in una casa invece che nella tenda dove ora abita. 

È difficile respirare qui, letteralmente e metaforicamente. Una foschia immobile di polvere, degrado e disperazione intride l’aria. La distruzione è così massiccia e persistente che le particelle sottili della vita polverizzata non hanno il tempo di depositarsi. La mancanza di benzina ha portato le persone a riempire le loro auto di stearato, olio esausto che ha una combustione sporca. 

Emette un odore particolarmente sgradevole e una pellicola che si attacca all’aria, ai capelli, ai vestiti, alla gola e ai polmoni. Mi ci è voluto un po’ per capire la fonte di quell’odore pervasivo, ma è facile riconoscere gli altri.  La scarsità di acqua corrente o pulita compromette l’igiene di chiunque di noi. Tutti fanno del loro meglio nella cura di sé stessi e dei propri figli, ma a un certo punto smetti di farci caso. 

Ad un certo punto l’umiliazione della sporcizia è inevitabile. Ad un certo punto aspetti semplicemente la morte, proprio come aspetti anche un cessate il fuoco. Ma la gente non sa cosa farà dopo il cessate il fuoco.

Hanno visto le foto dei loro quartieri. Quando vengono pubblicate nuove immagini provenienti dall’area settentrionale le persone si ritrovano insieme per cercare di capire di quale quartiere si tratti, o da chi fosse la casa ridotta in quel cumulo di macerie. Spesso questi video provengono da soldati israeliani che occupano o fanno saltare in aria le loro case.  

Cancellazione 

Ho parlato con molti sopravvissuti estratti dalle macerie delle loro case. Raccontano quello che è successo con espressione impassibile, come se non fosse capitato a loro; come se sia stata sepolta viva la famiglia di qualcun altro; come se i loro corpi straziati appartenessero ad altri.

Gli psicologi dicono che si tratta di un meccanismo di difesa, una sorta di intorpidimento della mente finalizzato alla sopravvivenza. La resa dei conti arriverà più tardi, se sopravvivranno. 

Ma come si può affrontare la perdita dell’intera famiglia, mentre si osservano i corpi disintegrarsi tra le macerie e si avverte l’odore, mentre si attende il salvataggio o la morte? Come si fa a considerare la cancellazione totale della propria esistenza nel mondo: la casa, la famiglia, gli amici, la salute, l’intero quartiere e il paese?  

Nessuna foto della tua famiglia, del tuo matrimonio, dei tuoi figli, dei tuoi genitori; anche le tombe dei tuoi cari e dei tuoi antenati sono state rase al suolo. Tutto questo mentre le forze e le voci più potenti ti diffamano e ti incolpano per il tuo miserabile destino.

Il genocidio non è solo un omicidio di massa. È una cancellazione intenzionale. Di storie. Di ricordi, libri e cultura. Cancellazione delle risorse di una terra.

Cancellazione della speranza in e per un luogo. Cancellazione come impulso alla distruzione di case, scuole, luoghi di culto, ospedali, biblioteche, centri culturali, centri ricreativi e università.  

Il genocidio è la demolizione intenzionale dell’umanità di un altro. È la riduzione di un’antica società orgogliosa, istruita e ben funzionante a oggetti di carità privi di mezzi, costretti a mangiare l’indicibile per sopravvivere; vivere nella sporcizia e nella malattia senza nulla in cui sperare se non la fine delle bombe e dei proiettili che piovono sui loro corpi, sulle loro vite, sulle loro storie e sul loro futuro.  Nessuno può pensare o sperare in ciò che potrebbe accadere dopo un cessate il fuoco. Il massimo possibile delle loro speranze, in questo momento, è che i bombardamenti cessino.  

È il minimo che si può chiedere. Un minimo riconoscimento dell’umanità dei palestinesi.  

Nonostante Israele abbia tagliato l’energia e Internet i palestinesi sono riusciti a trasmettere in streaming l’immagine del loro stesso genocidio a un mondo che permette che questo vada avanti.  Ma la storia non mentirà. Ricorderà che nel 21° secolo Israele ha perpetrato un olocausto.

(**. Scrittrice palestinese -americana nata in Kuwait , attivista per i diritti umani e sostenitrice dei diritti degli animali. È autrice di numerosi libri e fondatrice di un'organizzazione non governativa, Playgrounds for Palestine. Vive in Pennsylvania . - Palestinian-American writer and human rights activist. She is the author of several books, and the founder of a non-governmental organization, Playgrounds for Palestine.)


nota di redazione 

Gli articoli che pubblichiamo non sempre rispecchiano il punto di vista del nostro gruppo di lavoro. Siamo convinti che approfondimenti anche con opinioni diverse dalle nostre, possano aiutare a comprendere meglio le questioni che cerchiamo di portare all'attenzione e siano contributi per una discussione aperta al massimo.

17 marzo 2024

CONFERENZA STAMPA MARTEDI' 19 MARZO ORE 11,00 - Partecipazione oggi alla 26^ Via Crucis per la Pace - Raccolta Fondi Ospedali di Gaza

Ricordiamo a tutti l'appuntamento di martedì 19 marzo a Mestre ore 11,00 davanti al Municipio di Mestre, per la Conferenza Stampa in occasione del 35° giorno di digiuno continuativo per FERMARE LA STRAGE E PER IL CESSATE IL FUOCO.

C'è bisogno della presenza oltre di chi digiuna, anche di tutti quelli anche se non in digiuno, che possono presenziare a testimonianza e sostegno del DIGIUNO PER LA PACE alla presenza dei giornalisti.

CONFERENZA STAMPA MARTEDI' 19 MARZO ORE 11,00

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ADESIONE DI DIGIUNO PER LA PACE - oggi presenti

alla 26^ VIA CRUCIS PER LA PACE         a MALNISIO


Oggi Bernardino e Carlo assieme ad altri amici di DIGIUNO PER LA PACE hanno partecipato alla 26^ Via Crucis della Pace a Malnisio.

Li ringraziamo calorosamente anche  per questa ulteriore presenza fuori da Mestre, nonostante i tanti giorni senza cibo solido (oggi sono 33) e di frenetica attività.

La loro passione e il loro impegno sono contagiose e il risultato si vede, l'azione di "protesta non violenta" quale è il Digiuno, non può restare chiusa in quattro mura e loro lo sapevano e anche se tutti e due molto attenti alla loro salute, con generosità non stanno risparmiando energie, che per  fortuna ancora hanno.

Grazie a questa energia positiva infatti, hanno contagiato molte  realtà in Italia che hanno cominciato a digiunare in solidarietà con l'iniziativa partita da Marghera, tanto che  si sono costituiti cosi' altri gruppi di digiuno in altre regioni, vedi pagina dedicata

L'appello è stato accolto nelle settimane successive al 14 febbraio da oltre 200 persone, soprattutto in Veneto, tanto che ad oggi stanno digiunando semplici cittadini e cittadine, più di 100 persone in Veneto con un digiuno a staffetta  mentre Carlo, Bernardino, Giovanni che lo stanno facendo in modo continuativo.

Alcune foto della partecipazione alla Via Crucis di oggi a Malnisio






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AGGIORNAMENTO RACCOLTA FONDI

INFORMAZIONE PER TUTTI QUELLI CHE  LIBERAMENTE HANNO VERSATO  UNA QUOTA  RELATIVA AL CIBO NON CONSUMATO NEL DIGIUNO. 

nel ringraziarli sentitamente, informiamo che ad oggi abbiamo già raggiunto quota 1000 euro.

I soldi raccolti saranno versati al Progetto PROGRAMMA AIUTI OSPEDALI DI GAZA curato dall'associazione Neve Shalom wahat al Salam. Non appena avremo fatto il primo versamento all'associazione,  avviseremo tramite chat.


Vincenzo Franzin - Rino

DIALOGO CON STEFANO LEVI DELLA TORRE - intervista di M. de Pas

In preparazione all'incontro di Mercoldì 20 marzo a Marghera con Stefano Levi della Torre, pubblichiamo una intervista.



INTERVISTA DI MICOL DE PAS A STEFANO LEVI DELLA TORRE


Le polemiche di questi giorni intorno alla guerra in corso in Israele e Palestina hanno divisogli animi anche all’interno delle comunità italiane. La questione centrale, naturalmente, riguarda il rapporto di ognuno con Israele e forse quello della diaspora tutta con lo stato ebraico. Naturalmente, da questo discendono una serie di altre questioni fondanti e decisamente importanti sia per l’esistenza dello stato di Israele, sia per le condizioni di vita degli ebrei nel mondo. In questo articolo diamo la parola a 

Stefano Levi Della Torre tra i promotori dell’appello Mai indifferenti.

Perché è nato Mai Indifferenti? 

Nell’appello si legge: “Ci sembra urgente spezzare un circolo vizioso: aver subito un genocidio non fornisce nessun vaccino capace di renderci esenti da sentimenti d’indifferenza verso il dolore degli altri, di disumanizzazione e violenza sui più deboli. Per combattere l’odio e l’antisemitismo crescenti in questo preciso momento, pensiamo che l’unica possibilità sia provare a interrogarci nel profondo per aprire un dialogo di pace costruendo ponti anche tra posizioni che sembrano distanti”.

«I fatti del 7 ottobre ci hanno scioccato e la risposta del governo israeliano ci ha sconvolto. Si è ritenuto necessario prendere delle distanze dalla politica israeliana e rispetto al fare ufficiale della comunità milanese per convinzione e perché riteniamo che l’atteggiamento protettivo nei confronti di Israele sia nocivo, sia allo stato ebraico sia agli ebrei della diaspora. Non condividiamo la posizione di coesione politico-militare. Ci assumiamo il rischio di essere etichettati come “gli ebrei buoni” secondo una certa visione e anche le critiche di tradimento secondo un’altra visione. "Right or wrong my country"? Dalla Torà stessa impariamo la responsabilità di dividere il bene dal male a cominciare da noi stessi. Siamo convinti che Israele stia rovinando se stesso e le sue prospettive, stia mettendo in crisi la sua democrazia e il consenso internazionale. Per questo abbiamo scelto il dissenso, per contribuire a salvare Israele, evitare che sia isolato dal mondo e per proteggere la memoria della Shoah nei suoi insegnamenti universali. Così è nato il comunicato di Mai Indifferenti, firmato da ebrei e poi condiviso da chiunque lo voglia».

Qual è il ruolo della diaspora nei confronti di Israele?

«Per noi è negativo il comportamento di difesa e protezione acritica che spesso la diaspora adotta e ha adottato. Israele è come un figlio unico viziato dalla diaspora. Pensiamo invece che vada guardato con occhi critici e che vada aiutata la parte israeliana che pensa che sia necessario trovare un compromesso con i palestinesi, ora difficilissimo perché l’odio si è approfondito ed è necessaria una separazione. Perché ci sono due estremismi in gioco: Hamas non vuole Israele e Israele non vuole la Palestina. Il 7 ottobre ha rotto questa convivenza silenziosa di due schieramenti simmetrici».

Perché, secondo lei, ci troviamo davanti ai fatti attuali e quali sono le ragioni per cui questa guerra è scoppiata ora?

Le ragioni dell'aggressione di Hamas del 7 ottobre 23? 1- Israele non ha gestito il problema palestinese, offrendo a Hamas l'opportunità di farsene rappresentante ed egemone- 2 Appunto per farsene egemone, Hamas ha voluto reagire alle provocazioni dei fondamentalisti nazional- religiosi israeliani sulla spianata delle Moschee di Gerusalemme, preoccupazione di tutto il mondo isalmico; 

3- Hamas, anche per conto dell'Iran, voleva impedire si realizzasse il"patto di Abramo", cioè la distensione imminente tra Israele, l'Arabia Saudita e altri Stati arabi. 4- Hamas ha colto l'occasione della spaccatura di Israele, prodotta dal governo di estrema destra di Netanyahu nel suo tentativo di stravolgere il sistema giuridico del paese, e ciò aveva prodotto settimane di manifestazioni in Israele». «Tutti sanno che gli abitanti della Striscia non sono rimasti nelle loro case, anzi hanno continuato a spostarsi in centinaia di migliaia, soprattutto dal nord al sud della Striscia, per seguire le indicazioni dell’esercito Israeliano circa le zone di possibile salvezza. Poi l'esercito bombarda anche le zone

"sicure", in cui Israele ha "invitato" a spostarsi. Sono cose gravi e accertate. E questo mentire sull'evidenza dà argomenti all'antisemitismo. E poi, prima del 7 ottobre, Israele non viveva in pace: da un lato subiva i missili di Hamas e Jihad da Gaza, dall'altro il governo Netanyahu incoraggiava l'aggressione espansionista dei coloni, appoggiati dall'esercito, contro i territori e la popolazione palestinese della Cisgiordania. Amos Oz, anni fa, aveva messo in luce la collusione tra Hamas e la destra israeliana: l'una parte e l'altra concordano nell'impedire la coesitenza di due autonomie, quella degli ebrei in Israele e quella dei palestinesi. Hamas vuole distruggere Israele, la destra israeliana vuol impedire che esista uno stato palestinese.

Come definirebbe il sionismo oggi?

«Occorre fare una distinzione: all’inizio il sionismo, in prevalenza laico e socialista, aveva come obiettivo quello di sostenere il diritto all’esistenza degli ebrei anche come nuovo stato e nazione. Oggi sotto la prevalenza della destra nazionalista e religiosa, ha cambiato di segno, vuole impedire il diritto all’esistenza e all'indipendenza altrui. Dunque la "critica al sionismo" non è detto che sia univocamente "antisemita" (come sostiene la definizione di antisemitismo dell'IHRA), perché c'è sionismo e sionismo, intenzione e intenzione. I Palestinesi hanno maturato una specifica coscienza nazionale in risposta e in parallelo al formarsi di una coscienza nazionale degli ebrei nel diventare Israeliani: c’è un’identità collettiva nel momento della fondazione dello stato d’Israele, tra differenze profonde, ma con una somiglianza. Ricordano Giacobbe e Esaù, i gemelli che combattevano nel ventre materno, qui combattono nel ventre della stessa terra. Al pari di Giacobbe e Esaù confliggono su chi dei due sia il primogenito su quella terra. Peraltro non condivido una tradizione rabbinica che demonizza settariamente Esaù, e sorvola sul fatto che Giacobbe trasgredisce diverse prescrizioni della Torà, come quella di non travestirsi per farsi passare per il fratello, di non mettere impedimenti davanti al cieco (qual è il padre Isacco), di rispettare il padre ( e non solo la madre, Rebecca)».

Cosa pensa, dunque, della definizione di antisemitismo proposta dall’IHRA che considera l’antisionismo espressione dell’antisemitismo?

«Non la condivido, mentre sono favorevole al documento di Gerusalemme, una contro-proposta che polemizza con l’IHRA perché questa propone una definizione troppo estesa di antisemitismo e rende l'accusa di antisemitismo strumentale per impedire qualunque critica politica e morale alla poltica di Israele anche di fronte alle evidenze, e questa censura preventiva non può che favorire l'ostilità anti-ebraica.. Favorisce l’antisemitismo, quello moderno, naturalmente, che è un’accusa politica relativa alla volontà degli ebrei di prendere il potere. Se gli ebrei sono anche un’entità politica nella forma dello stato di Israele, le cose evidentemente si complicano. La definizione dell’IHRA crea una dimensione acritica…Se gli ebrei si comportano acriticamente verso Israele come fosse lo "Stato Guida" farebbero come i comunisti verso l’Unione sovietica… e non è finita tanto bene!».

C’è un’altra parola che sta diventando molto divisiva in questa guerra: genocidio.

«Noi ci asteniamo dall’uso della parola genocidio relativamente a ciò che sta facendo Israele, è in atto una strage, un massacro. L’uso di quel termine è caricato dal rovesciamento del ruolo di Israele da vittima a carnefice, ma in realtà la parola genocidio si appella alla memoria della Shoah, ai principi che fanno della Shoah il male. Ma ci sono due strade, quella nazionalista, per cui la Shoah è stata perpetrata contro gli ebrei, e una più ampia, secondo cui si è trattato di un crimine contro l’umanità. E ora la memoria della Shoah è diventata un’accusa al punto che la relazione tra ebrei e nazisti è diventata un regolamento di conti: quello che era un riparo, cioè lo stato di Israele, ora diventa criminale in un regolamento con un’altra entità criminale, Hamas. Per questo abbiamo scelto il dissenso: crediamo che possa aiutare Israele a salvarsi e che possa proteggere la memoria della Shoah».

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nota di redazione 

Gli articoli che pubblichiamo non sempre rispecchiano il punto di vista del nostro gruppo di lavoro. Siamo convinti che approfondimenti anche con opinioni diverse dalle nostre, possano aiutare a comprendere meglio le questioni che cerchiamo di portare all'attenzione e siano contributi per una discussione aperta al massimo.